Il
ricordo del film Chocolat è ancora vivido in me insieme a tantissime altre
romanticone che si sono appassionate alla storia di Vianne Rocher, suprema
cioccolattaia e fine conoscitrice della psiche umana.
Juliette
Binoche che l’ha impersonata ci ha regalato un personaggio pieno di charme e di
freschezza e di grande savoir faire. Anche Jonny Depp ha conferito allo zingaro
Roux un alone di mistero che conquista. Il film è stato un successo internazionale per quell’alchemia
armonica di elementi ben mischiati e
dosati che hanno conseguito quel bel risultato: un film che si ricorda e
all’occasione si rivede volentieri. “Il giardino delle pesche e delle rose” di
Joanne Harris è il seguito del libro da cui fu tratto il film. Mi auguro che
presto se ne faccia un film che racconterà del ritorno di Vianne a Lansquenet
dopo 8 anni. Sarà una storia piena di colori, quelli locali e quelli della
comunità maghrébina che si è insediata la dove una volta erano le concerie, vicino
al fiume Tannes. In Cocholat era la cioccolata l’ingrediente principe delle
ricette di madame Vianne; qui, invece, dominano i nomi delle pietanze arabe che
durante il Ramadam vengono preparate dalle genti musulmane. Ho dato una
occhiata su Internet e ho notato che sono piatti ricchi ed elaborati, gustati
dopo il tramonto, così adesso capisco perché le donne musulmane sono così
sovrappeso. Nel libro ritroviamo i medesimi personaggi con i loro colori, come
dice Vianne, alcuni oscuri, altri belli e luminosi e a quei personaggi si sono
aggiunti quelli della comunità musulmana con le sue regole che vanno
rispettate.
Due
mondi si prospettano davanti ai nostri occhi e al nostro sentire occidentale
che spesso non riesce a comprendere le altre culture, perché ognuno di noi si è
arroccato nella propria roccaforte e non vuole né vedere e né sentire le
ragioni dell’altro. Ma basterebbe un po’ di umiltà, di umanità, di simpatia, di
amore per far crollare tutte le barriere verso l’altro, diverso da noi per la
pelle, la lingua, la cultura, la religione.
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