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martedì 9 luglio 2019

Il gelsomino indiano e quello della Carolina


Ogni promessa è debito. Durante la mia brevissima vacanza in Puglia ho riletto un libro che mi era piaciuto tantissimo per il contenuto dedicato al significato dei fiori.  Il linguaggio dei fiori oggi nessuno lo coltiva più, era in voga nell’ 1800, quando si seguiva un rituale strettissimo tra gli innamorati che oggi è superato alla grande. Come si sa l’approccio è diretto e veloce e non ci sono pruderie che anche nel secolo scorso (1900) potevano minare un legame sul nascere.


Quindi ho riletto e mi sono riappassionata anche alla storia che fa da sfondo al contenuto definiamolo di divulgazione didattica. L’autrice mette in luce le ombre che sono dietro alla politica degli affidi; i bambini molte volte subiscono vere angherie e al compimento dei 18 anni sono letteralmente lasciati soli a badare a se stessi.

Ritornando al mio intento principale. Ho deciso di postare in ordine di pagina una piccola estrapolazione dal romanzo: “Il linguaggio segreto dei fiori” di Vanessa Diffenbaugh , ed. Garzanti , in cui compare la chicca che desidero condividere.

Cap 1, pag 13
“Erano otto anni che sognavo il fuoco. Gli alberi si incendiavano al mio passaggio, l’oceano bruciava. Mentre dormivo, il fumo dolciastro mi avvolgeva i capelli e il suo aroma si depositava come una nuvola sul cuscino quando mi alzavo. Tuttavia, appena il materasso cominciò a scottare balzai giù dal letto. L’odore penetrante della combustione non assomigliava affatto al tenue sentore caramellato dei miei sogni. Erano diversi come il gelsomino indiano e quello della Carolina: unione e separazione. Impossibile confonderli.


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