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lunedì 29 aprile 2013

E' la carità che ci rende persone belle agli occhi di Dio

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli , desiderate intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime. Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Parola di Dio.

Questa lettura letta durante la Santa Messa di domenica 28 aprile mi ha profondamente colpita. Con un attento esame di coscienza mi sono fatta una serie di domande sul come vivo la mia cristianità. Ho fede: sì. Ho speranza: sì. Ho carità? Qui la mia risposta non era molto convincente fino all'altro ieri. Invece, l' epistola di domenica mi ha aperto gli occhi e posso con sicurezza rispondere che sì, sono caritatevole. Perché questa affermazione è oggi possibile fare?  Nelle ultime due settimane di aprile ho vissuto momenti spiacevoli per una diatriba di natura immobiliare in corso con due mie familiari che ormai considero opportuniste e poco sincere, desiderose solo di approfittare della situazione per fare i propri interessi a scapito del legame familiare che va letteralmente a farsi benedire. Mi chiedo, in futuro cosa sarà di noi? Riusciremo a guardarci negli occhi senza abbassarli per il ricordo amaro dovuto a un diniego?

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