"Agosto" di Federico
García Lorca, poesia sul valore della terra e dell'infanzia è una poesia che
riesce a racchiudere la potenza simbolica dell’estate come tempo sospeso, sacro
e sensoriale. Con immagini che mescolano luce, frutti, cibo e sogno, Lorca ci
guida in un viaggio poetico tra campi di mais e lune da mordere, tra pane scuro
e zucchero, tra sole-nocciolo e pannocchie sorridenti, restituendo dignità alla
terra e incanto all’infanzia. Questa poesia è molto più di una semplice
descrizione stagionale: è un ritratto lirico dell’origine, un inno all’identità
contadina e al potere immaginifico dei più piccoli, capaci di nutrirsi ancora
di luna e meraviglia.
Leggiamo
questa intensa poesia di Federico García Lorca per coglierne la magia dei versi
e interpretarne il significato.
Agosto.
Controluce a un tramonto
di pesca e zucchero.
E il sole all’interno del
vespro,
come il nocciolo in un frutto.
La pannocchia serba intatto
il suo riso giallo e duro.
Agosto.
I bambini mangiano
pane scuro e saporita luna.
Agosto, Federico García Lorca
Agosto.
Contraponientes
de melocotón y azúcar,
y el sol dentro de la tarde,
como el hueso en una fruta.
La panocha guarda intacta
su risa amarilla y dura.
Agosto.
Los niños comen
pan moreno y rica luna.
Questa poesia è un piccolo rito,
una preghiera pagana alla dolcezza del tempo che si consuma, alla bellezza che
si fa cibo, e alla magia che solo gli occhi dei bambini sanno ancora riconoscere.
Agosto non è solo un mese: è un rito, un momento mitico in cui si coglie
l’apice della natura e si intuisce la sua futura caduta.
Come nei quadri di Chagall o nei
sogni ad occhi aperti dei bambini, anche qui il tempo si scioglie, si fa dolce
e denso come zucchero fuso. Ogni senso viene coinvolto in un abbraccio caldo e
malinconico, come quello del tramonto sulla fine dell’estate.
Non dimentichiamo che Agosto è il cuore dell’estate: tempo
del raccolto, della maturazione, ma anche dell’attesa di un declino imminente. Lorca lo tratteggia con reverenza quasi mistica.
Il tramonto non è solo luce, ma
luce “di pesca e zucchero”, ovvero una luce che sa di frutta e dolcezza, che ha
consistenza, colore e sapore.
Il sole è racchiuso dentro il
vespro, non è più luce che irradia, ma
cuore interno, nocciolo caldo. L’immagine è potente e dolcissima: il sole è
nascosto nella sera così come un nocciolo è contenuto nella polpa del frutto.
Il giorno non muore, ma si
interiorizza nella notte. Il vespro è dolce come una pesca, ma anche fragile:
il tempo si stringe intorno a un nucleo incandescente, ultimo fuoco prima della
notte.
L’immagine conclusiva è tra le
più suggestive dell’intera lirica. I bambini mangiano pane scuro, che
rappresenta il nutrimento reale, concreto, umile. Ma mangiano anche la
“saporita luna” , un’immagine fantastica, che sovrappone la realtà al sogno.
Il pane scuro è legato alla
terra, alla fatica, alla ruralità. La luna, invece, è simbolo del mistero, del
femminile, dell’irraggiungibile che si fa cibo. Solo i bambini possono, nella
loro purezza e immaginazione, nutrirsi della luna come se fosse reale. Questo
verso fonde infanzia e mito, fame e sogno, realtà e fantasia. È una chiusura aperta, che lascia il
lettore in uno stato di stupore e leggerezza.
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