Ho appena finito di
leggere il romanzo che Marguerite Yourcenar
ha dedicato all’imperatore Adriano e sono stata piacevolmente colpita dalla
grande capacità di introspezione della scrittrice. Dire che è un romanzo
storico significa minimizzare il grande lavoro svolto sul personaggio. Il
Grande Imperatore sembra rivivere una nuova vita, man mano che si prosegue
nella lettura che diventa sempre più piacevole, intrigante, grandiosa, come del
resto fu la vita di Adriano che divenne imperatore perché fu adottato
dal cugino: l’imperatore Traiano. Era costume di allora trasmettere questa
carica scegliendo, mentre ancora si era in vita, colui che si considerava
capace e abile nel coprire il ruolo di tale importanza politica. Adriano si
rivelò il prescelto giusto; visse una vita attiva e intensa, sempre in prima
linea, sia da soldato che da statista, occupando le più alte cariche e dando
sempre il meglio di sé. Viaggiò molto per tutto il vastissimo Impero Romano,
dovunque apportando migliorie e dispensando ricchezze. Progettò e fondò nuove
città. Riuscì a imporre una pace duratura per le sue doti diplomatiche
e strategicamente valide, considerando i tempi e la forza invincibile
dell’esercito romano, come aveva fatto il Grande Augusto. Ebbe doni
taumaturgici, perché chi gli si avvicinò per guarire da qualche malattia ne fu
guarito o comunque migliorò. Lo stile della scrittrice è fluido; ricca e
articolata la lingua, ella sa fare buon uso delle parole, mai ridondanti, per cesellare il profilo di questo Grande
Uomo. Adriano è il protagonista e unico personaggio del romanzo, che racconta la sua
vita dal suo punto di vista, mettendo in risalto sia le qualità del suo genio,
ma anche le sue debolezze di uomo, come la grande passione per il giovinetto di
Bitinia, Antinoo, che si suicidò appena ventenne, lasciandolo nella
prostrazione più profonda. Egli in una lunghissima lettera al prossimo
imperatore che ha prescelto e che onorerà degnamente il ruolo a cui è predestinato: Marco Aurelio, si mostra uomo colto e sensibile, senza nulla tacere. Da rileggere, per le
tante riflessioni sulla buona politica. Qual è il fine ultimo del buon governo: far crescere il
benessere e garantire pace e giustizia a tutti. Ciò che Egli fece.
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