Ho una certezza, di cui sono super felice, cioè di aver deciso di recuperare il peso forma tramite una dieta-non dieta. A gennaio ho preso questa decisione coraggiosa e ancora la porto avanti, perché il mio obiettivo non l’ho ancora raggiunto. Per come sono, l’unica dieta era quella del digiuno intermittente. Non cenare è per me l’unico modo di diminuire l’introito di cibo e quindi meno calorie che porta ad un calo di piccolo peso giornalmente e nel lungo tempo al raggiungimento del peso forma. A volte è faticosa, perché io non metto nessun limite al cibo che trovo in tavola, si è capito che in casa mia non sono io a cucinare, ma mio marito. Poi ci sono gli anniversari, le festività, le cene al ristorante e la pizza che non può mancare. Sono riuscita a dimagrire 7 kg e potrei anche accontentarmi, ma andrò avanti per raggiungere il peso forma in base all’età e all’altezza, che senz’altro raggiungerò l’anno prossimo.
Qui di seguito domande e risposte convincenti.
Dottore, che cosa si
intende per digiuno intermittente?
«Conosciuto anche come dieta a intermittenza, questo regime
alimentare è una forma di astinenza temporale dal cibo il cui obiettivo è
quello di creare un silenzio metabolico per 16 ore almeno. E cioè il tempo
necessario all’organismo affinché si attivino i meccanismi riparativi delle
nostre cellule. Per dirla in maniera pop è l’attualizzazione, enfatizzata, del
detto: “Colazione da re, pranzo da principe, cena da povero”. Con una
variazione sul tema: qui si esaspera l’anticipazione della cena».
Sedici ore senza
toccare cibo, peraltro per buona parte della giornata, sono una bella sfida...
«Vero. Richiedono oltretutto un alto grado di autocontrollo.
Manifestandosi nella capacità che una persona ha di tenere a bada il senso di
fame, il digiuno intermittente rappresenta la misura della sua forza di volontà
su uno degli istinti più primordiali dell’uomo. In più, nel periodo in cui si
mangia, ci si deve assicurare di avere un apporto idoneo dei nutrienti fondamentali.
Si tratta, in sintesi, di mangiare un po’ meno, ma meglio».
Sembra semplice. In
concreto?
«Nell’arco della stessa giornata, una persona adulta in
perfetta fisiologia — cioè senza patologie in essere — può decidere di
digiunare e mangiare in un rapporto di 16 a 8, altrimenti detto schema
Leangains. Può decidere cioè di astenersi dal cibo per 16 ore continuativamente
e mangiare in maniera ordinata per le restanti 8. Esempio: supponiamo di fare
colazione alle 7 del mattino. Da questa ora alle 8 successive, cioè fino alle
15, oltre alla colazione devo consumare il pranzo, la cena ed eventualmente due
spuntini. Con intervalli che, in proporzione, equivalgono a quelli tra i pasti
scanditi in una giornata “normale”. Sempre nell’ambito delle ipotesi, con una
colazione alle 7, lo spuntino potrebbe essere più o meno alle 9, il pranzo alle
11, la merenda alle 13 e la cena alle 15. Comunque secondo necessità. Dalle 15
in avanti non è più consentito mangiare. Sono ammessi soltanto liquidi privi di
calorie: acqua su tutti, tè, ma anche tisane e caffè non zuccherati».
Ipotizziamo un menu
giornaliero: cosa possiamo mettere in tavola?
«Qualunque alimento serva al fabbisogno e al benessere del
nostro organismo. Nelle giuste quantità in relazione all’età, al sesso e allo
stile di vita. E con qualche accortezza. Ad esempio, quando si tratta di
cereali, io suggerisco di preferenza quelli integrali: orzo, farro, miglio,
avena, riso, grano saraceno per citarne alcuni. In quanto a proteine, le
animali — da pesce, carni più bianche che rosse come da indicazioni dell’OMS,
uova, latte e derivati — sono da alternare alle vegetali: legumi, cereali,
frutta secca. Questo in linea di massima. Poi ogni persona è a sé e, pur
rimanendo nella fisiologia, quando si tratta di apportare modifiche alla
propria alimentazione è sempre buona norma consultare uno specialista: sarà lui
a fornire indicazioni cucite su misura tenendo conto di età, sesso, stile di
vita».
Lei a chi consiglia il
digiuno intermittente?
«A tutti coloro che vogliano invecchiare in salute purché non
abbiano problemi metabolici, né disturbi del comportamento alimentare. A mio
avviso, si potrebbe cominciare dai 40-45 anni, in un’ottica anti-aging.
Attenzione: il digiuno intermittente non sostituisce una corretta alimentazione.
La specifica è dovuta: capita che, forti delle 16 ore di astinenza, alcune
persone si sentano legittimate a sgarrare ricorrendo a cibi industriali,
eccessivamente processati o a pasti particolarmente abbondanti. No. Nelle 8 ore
deputate a colazione, pranzo e cena è importante mantenere una certa regolarità
o si rischia di vanificare tutti i vantaggi».
Quali sono questi
vantaggi?
«Il digiuno intermittente è uno stimolo di tipo ormetico. In
altre parole, se dosato nella giusta maniera produce una risposta riparativa e
rinforzante da parte dell’organismo, come succede nel caso dell’allenamento
fisico. Che, per inciso, andrebbe sempre fatto: meglio nelle 8 ore in cui ci si
alimenta. Nel lasso di tempo, cioè, in cui si ha più energie da impiegare.
Tornando ai vantaggi, gli studi evidenziano cambiamenti importanti. Quello più
significativo riguarda le cellule del corpo che, in questa fase, avviano i
processi di riparazione e autofagia nei confronti delle “sorelle” danneggiate.
Miglioramenti poi a livello di insulino-resistenza. E di infiammazione
sistemica, che tende a diminuire. Anche il profilo ormonale registra mutamenti:
aumentano gli ormoni anabolici che favoriscono la mobilitazione dei grassi
(testosterone e ormone della crescita in particolare) e, per conseguenza,
diminuisce il rischio di insorgenza delle malattie di origine metabolica come
diabete, ipertensione, ma anche di patologie cardiovascolari e oncologiche».
Esistono
controindicazioni?
«Parlerei casomai di criticità. Non tutti sono in grado di
mantenersi a digiuno per 16 ore. Sgarrare, ripeto, potrebbe essere
controproducente. Lo svantaggio vero, però, riguarda la socialità. Il digiuno
intermittente non lascia molto spazio a comportamenti elastici. L’uscita a cena
con gli amici, ad esempio, potrebbe costituire un problema. Ci si può
aggregare, ma a tavola solo acqua. In alternativa bevande non zuccherate».
Si può fare del digiuno
intermittente uno stile di vita continuo?
«Io credo che valga molto l’esperienza personale. Se una
persona, torno a dire in salute e in forze, è costante nel mantenere
quest’alternanza, perché no? In fondo non fa mancare nulla all’organismo.
Quando, invece, dovessero subentrare cali di energia, mancanza di
concentrazione, stanchezza, allora è opportuno fermarsi. E consultare uno
specialista per eventuali cambi di rotta».
Nessun commento:
Posta un commento