Diversi anni fa il metodo
didattico in Italia era molto diverso da quello attuale. Ricordo che quando
frequentavo la scuola media ci facevano studiare a memoria molte poesie e
alcune erano molto lunghe che si impiegava anche settimane di studio prima di passare
ad un’altra poesia da memorizzare, 12 all’anno. Oggi si dà ampio tempo all’analisi
dei testi, sia poetici che antologici e ai laboratori anche in compresenza di
docenti di materie diverse. Non so se il
metodo vecchio fosse antiquato e che quello attuale più proficuo ai fini del
profitto finale. So per certo che dava delle dritte importanti per accedere
agli studi superiori. Una delle poesie che mi è rimasta impressa è “San
Martino”, perché a ogni accenno di nebbia io la rievoco
e la declamo anche a voce alta. Tutte le altre studiate in quel triennio sono
andate nel dimenticatoio, neanche il titolo ricordo. Oggi è l’11 novembre e si
festeggia questo Santo e inizia "l’estate di san Martino". Ogni anno a metà novembre infatti le temperature si fanno miti per una decina di giorni a ricordo di quell’episodio del
mantello donato a un poverello.
La
leggenda racconta ….
In una notte gelida, mentre
cavalcava verso la città di Amiens (Francia), Martino incontrò un mendicante
infreddolito. Senza esitazione, tagliò in due il suo mantello e ne donò metà
all’uomo. Poco dopo, gli apparve Cristo, avvolto proprio in quella stessa parte
di mantello.
«La nebbia a gl'irti colli
piovigginando
sale,
e sotto il
maestrale
urla e
biancheggia il mar;
ma per le
vie del borgo
dal ribollir
de' tini
va l'aspro
odor dei vini
l'anime a
rallegrar.
Gira su'
ceppi accesi
lo spiedo
scoppiettando:
sta il
cacciator fischiando
su l'uscio a
rimirar
tra le
rossastre nubi
stormi
d'uccelli neri
com'esuli pensieri,
nel
vespero migrar.»
di Giosuè Carducci
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