E’ passato del tempo,
ma certi ricordi rimangono indelebili nell’animo e ogni tanto riemergono con
fermezza e ti commuovono e ti sconvolgono intimamente, paragonandoli al
presente di questi tempi aridi. Ricordo quando giovinetta insieme ai cugini ci
si preparava a festeggiare la festa dell’Assunta che nella mia città si
festeggia il 15 agosto e per 4 giorni era un divertimento grande per noi
tredicenni/quindicenni. Avevamo tutte noi giovinette il vestito nuovo comprato
per la festa da indossare la prima volta. Poi, già verso l’imbrunire eravamo pronte
per lo <<struscio>> sul Corso che dalla Villa Comunale portava al
Duomo. Le luminarie erano bellissime, incorniciavano il Corso di mille luci e
colori e tu ammiravi anche la fantasia
dei disegni. Davanti alla facciata del Duomo rimanevi senza parole, perché era
completamente nascosta dalle luminarie che si estendevano ben oltre il suo
perimetro. Attesissima da tutti, ma proprio tutti, anche dai forestieri, era il
fuoco sul Campanile che era proprio accanto al Duomo. Lo spettacolo iniziava al
rientro della statua dell’ Assunta e di San Simmaco dalla processione per le
vie della città e quindi era notte fonda quando cominciava lo spettacolo dei
fuochi d’artificio. Tutti gli sguardi erano puntati sul campanile e in
successione continua si assisteva ai giochi pirotecnici che si concludevano con
il quadro della Madonna che veniva su un filo fatto scendere fino al Duomo. La
serata finiva con il lento rientro a casa, perché era talmente tanta la folla
che ci si muoveva a rallentatore, finché non imboccavi una strada laterale che
ti faceva procedere spedita. Quelli che erano arrivati con l’autovettura
dovevano anche loro procedere a rilento e riprenderla dove l’avevano parcheggiata, ossia molto
lontano dalla piazza del Duomo. Che gioia erano per noi giovinetti quei giorni
di festa. C’era da andare sulle giostre e ci si avviava già nel pomeriggio fino
al rientro verso mezzanotte per provarle tutte e guardare le bancarelle che
coprivano interamente i due lati del lunghissimo corso che dalla Villa comunale
arrivava al Duomo. Le giostre erano allora tutte ammassate nella Villa Comunale
e su tutte svettava la Grande Ruota Panoramica, imperdibile per ammirare
dall’alto il rettifilo del Corso tutto illuminato a festa. C’era allegria,
gioia e musica tutt’intorno e in noi fanciulle e fanciulli c’era
spensieratezza, voglia di vivere e si guardava con serenità al futuro. Giuro
che io personalmente non mi sono mai attardata su pensieri da adulta, di cosa
avrei fatta da grande, sentivo questi pensieri lontani e non ci pensavo: vivevo
l’attimo quotidiano, senza farmi domande di nessun tipo. Ero un’ adolescente
timida e riservata, molto ligia alle regole e rispettosissima dei genitori e
parenti, ai quali ci rivolgevamo con il voi. Altra gioventù quella. Ritornando
a quei tempi felici e spensierati, lo
erano anche i giorni successivi, la festa dell’Assunta (dal 14 al 17
agosto) si concludeva con il concertino con cantanti importanti e a mezzanotte
del quarto giorno si sparavano i fuochi d’artificio ed era una gara tra tre o
quattro fuochisti di solito, che ambivano al premio finale di miglior
fuochista. Era festa anche a tavola e ricordo il pranzo importante di
ferragosto con la lasagna, il pollo imbottito che mia madre sapeva fare così
bene e altre prelibatezze che si gustavano solo alle feste. In ultimo c’erano i
taralli che la mia mamma sapeva fare e la cui ricetta ormai è persa, anche per
il fatto che si usava il forno a legna, dove tutto, ma proprio tutto veniva
cotto, dopo aver sfornato le pagnotte di pane lievitato con lievito madre e che
durava anche due settimane, come se fosse appena sfornato, sempre morbido, fragrante e squisito.
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